Chiesa di Testona a Moncalieri
china acquerellata su carta
cm 29,50 x 24,50
1964
da: archeocarta.org
Storia del sito:
La chiesa fu edificata dal vescovo di Torino Landolfo tra il 1011 (anno in cui salì sulla cattedra torinese) ed il 1037. Fondando in quell’anno l’abbazia di Santa Maria di Cavour, in un documento, che si può ritenere il suo testamento spirituale, afferma di aver edificato a Testona “in plano ecclesiam in honorem sancte Dei Genitricis semperque virginis Mariae”. La sua costruzione rientra in un vasto piano di rafforzamento della signoria vescovile nelle zone economicamente più rilevanti della diocesi. In particolare si legava al tentativo di controllo del tracciato di una strada che collegava Torino con le terre del Monferrato ed i confini orientali della diocesi. La chiesa non sorgeva isolata, ma con un chiostro annesso e con le strutture residenziali e di servizio necessarie per la vita di una comunità di sacerdoti, che seguivano una regola comune, condividendo il servizio liturgico presso la chiesa sotto la guida di un praepositus, un prevosto. Intorno al 1230, con lo spostamento del centro comunale da Testona a Moncalieri, anche il capitolo dei canonici si trasferì insediandosi nella chiesa di Santa Maria a Moncalieri.
La chiesa danneggiata durante gli endemici scontri con il comune di Chieri dei primi anni del Duecento venne abbandonata e subì un lento declino fino al 1617, anno in cui fu affidata ai monaci Cistercensi. Nel 1910 l’edificio veniva vincolato per intervento della Soprintendenza ai Monumenti del Piemonte. I primi interventi di restauro si collocano a partire dal 1934.
Descrizione del sito:
La chiesa di Santa Maria di Testona si presenta oggi come l’esito di diverse stratificazioni costruttive documentabili a partire dal 1617. Della fabbrica originaria (1020-1030) restano ancora la torre campanaria, la cripta ed il fianco settentrionale della chiesa. Il progetto originale prevedeva una pianta basilicale a tre navate – quella centrale sopralzata rispetto alle laterali – senza transetto e terminante con absidi semicircolari con volta a semicatino. Si rifà quindi come molte altre chiese del periodo ai canoni romanici di derivazione lombarda. Attualmente l’abside di sinistra è adibita a sagrestia, la mediana è sede del presbiterio con volta a botte e del grande coro con stalli, mentre quella di destra è andata distrutta.
Al di sotto del presbiterio e del coro, si trova una spaziosa cripta che in origine si articolava su tre navatelle (la mediana di poco più larga delle laterali) con volte a crociera sostenute da colonne cilindriche dal fusto monolitico, dotate di una base irregolare con semplici modanature e di un capitello costituito da un blocco lapideo scantonato agli spigoli.
La facciata completamente modificata da un rifacimento del 1734 presenta un ampio pronao sagomato, semplicemente intonacato, di intonazione vagamente barocca.
A sinistra si alza un massiccio campanile romanico a quattro ordini di monofore, due per ogni ordine, intervallate da una lesena centrale e due laterali. Gli ordini sono scompartiti orizzontalmente da archetti romanici in cotto, e da una decorazione a denti di sega, anch’essa in cotto. Il materiale edilizio incoerente è costituito da mattoni, pezzi di tegola e embrici di origine romana, frammisti a ciottoli fluviali e pietre appena sbozzate a martello. La cella campanaria alla sommità appare frutto di un intervento tardivo, mentre soltanto in corrispondenza della penultima specchiatura si apriva una bifora sostenuta da una colonnina, in seguito tamponata per l’inserimento dell’orologio.
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