Il "Portone del Melograno" è una boiata pazzesca!


Qual è il confine tra arte e vandalismo?

Come avrete avuto modo di capire, ormai sto cercando di dimostrare la superficialità con cui si interpreta l'arte e la storia di Torino attraverso la rilettura in chiave critica di alcune curiosità.

Nel cercare di capire l'improvviso interesse per alcune architetture, piuttosto che altre, vi invito a seguirmi di nuovo nel mondo delle decorazioni dei palazzi, in questo caso un tuffo nel liberty

Nell'originale e talvolta eclettica molteplicità dello stile di Torino s'individuano alcuni elementi-chiave che, come nel caso dello stile liberty, hanno portato ad azioni di rottura nei confronti di linguaggi stilistici che ormai avevano raggiunto i loro standard. Nella casa di civile abitazione, come nel bagno pubblico, nell'officina o nella fabbrica, gli architetti torinesi hanno saputo progettare secondo un criterio che ha stravolto il fabbricato in tutte le sue componenti, dalla facciata alla gestione degli spazi interni, generando autentici capolavori.

Il portone di via Argentero 4, prima e dopo il "restauro"

Svoltando da piazza Nizza in via Argentero, vi troverete, al numero 4, di fronte ad un bellissimo portone d'ingresso in ferro battuto che illustra due piccoli alberi dai lunghi rami flessuosi, carichi di frutti simili a melograni. Si tratta del portale di una casa d'abitazione costruita nel 1907 su progetto del grande Pietro Fenoglio (quello di Villa Scott, tanto per capirci, dove hanno girato Profondo Rosso), considerata liberty "in toto" da fonti ufficiali, anche se, in realtà, tolto il portone e qualche altro dettaglio vagamente modernista, é una normalissima palazzina di inizio Novecento.

Negli ultimi anni qualcuno ha iniziato a chiamarlo il "Portone del Melograno". Perché solo negli ultimi anni? Perché un bel giorno qualcuno ha avuto la bella idea di dipingerlo completamente: le balauste si sono tinte di un rosa-fucsia, i fusti, le foglioline e la lamiera hanno acquisito un certo verde-turchese mentre il resto, compresa la cornice a coda di pavone, è stato decorato con effetto finto legno.

In alcuni punti la vernice saltata ha svelato l'inganno
Dal momento che ci sono innumerevoli cose che vediamo, ma non percepiamo finché non ci vengono fatte notare, decorare il portone di via Argentero con colori discutibili l'ha restituito al nostro tempo non come un'opera d'arte di inizio Novecento, bensì come un'insegna pubblicitaria, come una invitante caramella gommosa scartata di fronte alla letargia emotiva e all'indifferenza generale.

Di lì il Portone del Melograno ha iniziato a esistere - ma solo come curiosità - per un pubblico molto più vasto, anche grazie a quei blogger, giornalisti e guide turistiche che prima di allora non lo avevano mai notato e che adesso lo citano ogni momento (facendo il solito copia/incolla si capisce).

Potrei sembrare esagerato, ma ricordo che si tratta di un portone liberty in ferro battuto, non l'ingresso di un negozio di giocattoli. La bellezza di questo portone è anche un qualcosa di tecnico!


Nell'Art Nouveau e nel Liberty, infatti l'impiego di nuovi materiali e nuove tecnologie a scopo decorativo ha consentito la realizzazione di splendidi risultati espressivi, come nel caso del ferro che di certo non pone limite alle arti applicate. Gli architetti dimostrarono quello che si poteva fare adoperando il metallo per formare ramoscelli carichi di fogliame, fiori e frutti. Ne sono un esempio le eleganti cancellate, maniglie di portoni, mancorrenti di scale interne e naturalmente i ferri battuti delle facciate realizzati da abili mastri ferrai. Il portone di via Argentero ne è un esempio, ma se è nato grigio un motivo ci sarà stato; anche perché, questa specie di "restauro" che supera il confine tra arte e vandalismo, ne ha snaturato il significato.

Siate sinceri, vi piace di più la versione "B/N" o quella "a colori"?

Lo so, buona parte di voi starà pensando che è più bella la versione in technicolor! E in un certo senso lo penso anche io: le nostre città hanno bisogno di freschezza, nulla vieta di decorare in maniera reversibile un monumento o un edificio, ma con cultura ed intelligenza. Nel senso che, finché c'è stile, modernità e un messaggio da trasmettere, tutto va bene, ma quando la cultura manca e si supera il limite dell'intelligenza, finiamo come Mr Pink che vandalizzò, fra le altre cose, una delle prese d'aria di Palazzo Marenco, in via Pomba (fra le più belle di Torino) imbrattandola di rosa shocking.

Il rosa indelebile del "maestro" Mr Pink su una delle meravigliose prese d'aria di Palazzo Marenco
State comunque tranquilli non sono un catastrofista, tra l'altro pochi giorni fa l'artista cinese Zhang Hongmei ha allestito una originale e coloratissima performance nel cortile del Rettorato, con tanto di colonne fasciate di blu, giallo, verde, rosso: un'iniziativa giocosa e divertente, mi auguro solo che in futuro il suo messaggio (una specie di riflessione a buon mercato sul tema del colore in contrasto con un'architettura severa) sia accolto da una generazione meno ignorante, in grado di mettere le mani sopra un edificio in modo intelligente e non in maniera rozza e stupida.

E voi, che cosa ne pensate di tutto questo?

PS. a Torino esiste un'altro portone, questa volta in vero legno, con tante melagrane. Vi sfido a trovarlo!



Prima di chiudere, una rapida carrellata sulle principali opere di Pietro Fenoglio:

Fra i suoi capolavori ricordiamo, in prima battuta, casa Fenoglio-La Fleur (corso Francia 12) e Villa Scott (corso G. Lanza 57), rilevanti sono anche casa Rossi-Galateri (via Passalacqua 14), Villino Raby (corso Francia 8 bis), casa INA (via Principi d'Acaja 20), l'ingresso di via Piffetti 7 bis, casa Macciotta (corso Francia 32), casa Bellia (via Papacino 2), casa Debernardi (via Magenta 55). Ha realizzato numerosi edifici a destinazione industriale, come la Carrozzeria Rossi (ora Centro Adolescenti di via Moretta 55), l'ex Fabbrica Ansaldi di via Mondovì, ex Stabilimento Carte da Parati già Barone e Figli (corso Vigevano 33), ex Fonderie e Smalterie Ballada e C (via Foggia 21), Stabilimento ex Diatto ed ex SNIA (via Frejus 21,23), l'ex Stabilimento Venchi (corso Regina 16); nonché svariate abitazioni borghesi (via Buniva 4) alcune abitazioni popolari (via Marco Polo) o da reddito (via Pont 14), edifici assistenziali (Istituto Faà di Bruno), l'ex Policlinico Generale e infine l'ex Stabilimento Cinematografico Ambrosio (via Mantova 34, 36). 

3 commenti:

  1. Interessante. Sarebbe bello trovare una foto del portone-pre trattamento per vedere com'era un tempo!

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  2. Buongiorno vorrei sapere chi ha fatto il portone del melograno

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  3. Non sono d'accordo. A parte il legno, il colore lo rende interessante.

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