MOSTRA PERSONALE: SEGRETA POESIA

COMUNICATO STAMPA


"Segreta poesia" mostra retrospettiva di Sergio Albano
a cura di Francesco Albano e Valter Vesco
Inaugurazione domenica 9 Giugno ore 16:00
Antica Chiesa Romanica di San Rocco via Cesare Battisti – Condove (TO)

orari di visita:dal 9 al 30 giugno 2019
mercoledì 10/12 – venerdì 16/19
sabato e domenica 10/12 – 16/19
- ingresso libero -
L'iniziativa è stata promossa dal gruppo Amici della Chiesa di San Rocco, rete Valle di Susa Tesori di Arte e Cultura Alpina, Fondazione Magnetto, Parrocchia San Pietro in Vincoli, Comune di Condove.

Dopo il recente successo della mostra “Il fascino del mistero” allestita presso la Fondazione Eugenio Guglielminetti a Palazzo Alfieri di Asti e la mostra “Omaggi al Maestro – Variazioni sui temi di Sergio Albano nei collage LOSA’NTEMI di Elio Vittonetto” - allestita presso la Sala Mostre della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino - l'Archivio Sergio Albano presenta al pubblico una mostra antologica. In questa rassegna saranno presentate alcune opere che l'artista ha realizzato tra gli anni '60 e gli anni 2000.

Sergio Albano (1939-2008) ha compiuto gli studi al Liceo Artistico e all'Accademia Albertina di Torino. Dal 1956 ha partecipato alle principali rassegne torinesi a carattere nazionale, dalla Società Promotrice B.B. A.A. e del Piemonte Artistico e Culturale. E' stato invitato alla Quadriennale del Gruppo “Bianco e Nero”, dell'”Arte Contemporanea” organizzate da “Città Amica”. Ha esposto in prestigiose gallerie torinesi, alla Galleria Man Arte di Parigi, all'Art Expò di Ginevra e New York, all'Art Gallery Museum a Jinan, in Cina, e al Panorama Museum di Bad Frankenhausen, in Germania. Ha eseguito pitture murali in diverse località piemontesi. Alcune sue opere sono riprodotte in libri d'autore (Françoise Sagan, Tahar Ben Jalloun e molti altri) per Mondadori, Rizzoli, De Agostini, altre sono apparte in film e fiction televisive. Nel 1991, 1996 e 2001 ha conseguito il primo premio assoluto nel prestigioso concorso nazionale Gaudenzio Ferrari di Santhià. E' stato docente di figura dapprima al Liceo Artistico, quindi presso istituti privati torinesi e infine presso la Scuola Nazionale di Cinema di Animazione a Chieri (TO). Presso lo studio torinese che fu, tra gli altri, di Umberto Mastroianni e di Carlo Terzolo, ha fondato la scuola di pittura il “Gruppo d'Arte di Via Perrone” (attualmente sotto la guida del pittore Marco Piva), con la quale ha organizzato mostre di pittura e attività culturali.

Maestro della pittura ad olio, nelle sue opere da forma e colore alla natura, facendo sì che il mistero abbia un odore e un sapore, che sia "a portata dei sensi", travalicando i confini della percezione visiva con l'inebriante odore di erba estiva, accarezzata dal vento (Sic vita fugit, 1985); riuscendo quasi a far percepire l'aria pungente e fredda sospesa sulla neve inviolata (Plenilunio, 1997). Il silenzio di una chiesa (Confessionale, 2008) o di un campo fresco di aratura (Aratura, 1993), pervade l'animo con un senso di terrestre religiosità; laddove un San Francesco "come estratto da una cava" (Vittorio Sgarbi – da catalogo “Preghiere d'Artista”) riceve le piaghe, la presenza umana è messa in secondo piano, ma la terra di Sergio, anch'essa perennemente segnata, sembra incarnare potenti spiriti, emersi per eliminare i germi del male. In un sogno che pare realtà, una misteriosa forza scaturita dalle profonde viscere della Terra, ha levigato la roccia sino a imitare l'architettura con interi blocchi di montagne (Romitaggio, 2005). Nel teatro immobile della Storia e della notte, sovente i personaggi dei quadri di Sergio sono fermi, bloccati; ora inquietanti, ora ironici e misteriosi. Questa tensione drammatica è specchio del suo mondo ed è molto evidente laddove predomina appunto la figura umana (Sala da Ballo, 2004 Boris Godunov, 2007).


La sua poetica suscitò l'interesse e l'ammirazione di Federico Zeri e molti altri, colpiti da architetture metafisiche (Casa di Dedalo, 1993) che, come in molte altre opere, popolano un mondo emblematico e quasi sacrale; un universo dove, all'arcaica potenza della natura e dei suoi elementi, corrisponde l'immensità e un silenzio che l'arginano, in una sorta di compostezza solenne. Molte sono le ragioni alla base di questo equilibrio, volto a rappresentare perlopiù un universo ideale, una terra di matematiche convergenze, di contrasti cromatici impressi da una pennellata disinvolta, ma invisibile. Fra queste, la necessità di usare la pittura come strumento per rendere il mistero della vita, dipingendo qualcosa che di trasfigurato, così come poteva scorgerlo intorno a sé 



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